Tra l’autunno del ’43 e la primavera del ’45, con un protrarsi abbastanza incomprensibile di un fronte che dal Senio sembra non volersi muovere più, all’assedio conclusivo degli alleati che trasformerà Cotignola, dopo 144 giorni, in uno scenario lunare o paese “blasted off the map”, convergono e trovano qui rifugio alcune famiglie di ebrei in fuga dalle persecuzioni razziali. Giungono a Cotignola – che contemporaneamente apre le porte anche a sfollati e rifugiati politici – braccati, attraverso passaparola, parentele, collegamenti partigiani…
Storie e percorsi differenti accomunati da un destino comune che li lega al paese: tutti scamperanno allo sterminio grazie a un sistema di protezione che si rivelerà quasi unico nel panorama italiano; anomalo perché si regge e sostiene su di un intreccio complesso, una struttura clandestina dell’accoglienza e solidarietà che coinvolge parti dell’amministrazione comunale, guidata dal macellaio, mazziniano e commissario prefettizio Vittorio Zanzi, e poi famiglie e case, la curia, il CLN; tutti contribuiscono a tessere una trama che risulterà efficiente, affidabile e sicura.
Una rete ospitale e solidale che vede partecipe anche Luigi Varoli, figura carismatica del primo novecento romagnolo: non solo capace di formare una fitta schiera di artisti, ma anche educatore (con la rivista “E Val” è tra i primi a dare importanza e dignità al disegno infantile)
Nel 2002 Vittorio e Serafina Zanzi, Luigi e Anna Varoli sono stati insigniti dallo stato di Israele della medaglia di “Giusti tra le Nazioni” e i loro nomi sono iscritti nel memoriale del Museo Yad Vashem a Gerusalemme.
> La Sezione “Cotignola paese dei giusti” a Palazzo Sforza
> Il percorso dei luoghi di interesse relativi ai Giusti di Cotignola