Dal 2 al 23 febbraio 2014 INVERA Museo Civico Luigi Varoli
Domenica 2 febbraio 2014 alle ore 17 inaugura al Museo Civico Luigi Varoli di Cotignola RA, INVERA, mostra di Antonella Piroli, Giuliano Guatta e Giovanni Lanzoni, a cura di Maasimiliano Fabbri.
Questa mostra offre un approfondimento su due artisti che hanno partecipato all’ultimo episodio di Selvatico, E bianca. Una parola diversa per dire latte, ramificato percorso espositivo che si è articolato su sei musei della Bassa Romagna creando una vera e propria mappa e cortocircuito tra collezioni e sguardi contemporanei.
Giuliano Guatta e Giovanni Lanzoni sono due autori che con la particolarità del loro lavoro ci avevano catturato e conquistato, e che avevamo voglia di vedere ancora e meglio attraverso una mostra che rappresentasse un focus specifico sulla loro produzione, e che mettesse pure a confronto, al tempo stesso, due pratiche così vicine e così lontane, il disegno e il collage, tra i linguaggi più vitali dell’arte contemporanea, e che costituiscono, non a caso, la spina dorsale della loro ricerca: il disegno per Guatta, il collage per Lanzoni.
A questo dialogo si aggiungono poi i disegni di Antonella Piroli, che espone per la prima volta a Cotignola le sue carte disseminandole lungo il percorso espositivo delle collezioni, a voler ribadire ancora una volta la necessità di nuovi sguardi e occupazioni temporanee del museo, una specie di casa dove le memorie si stratificano e accumulano inseguendo e aprendosi ad altri echi e fantasmi.
La mostra che sarà aperta dal 2 al 23 febbraio 2014, affianca al percorso espositivo una serie di appuntamenti che vanno da laboratori per adulti e bambini a performance:
Sabato 8 febbraio, dalle 16.30 alle 18 a Palazzo Sforza, Ho visto coso… laboratorio di disegno e collage a cura di scuola Arti e Mestieri e associazione Selvatica, per bambini dai 5 agli 11 anni.
Mercoledì 12 febbraio al Teatro Binario di Cotignola laboratorio di Ginnica Del Segno e Azione di Giuliano Guatta e Silvia Girardi: Umanità. Libro III > Ginnica del Segno esplora la tematica Uomo/Natura attraverso la ricerca del segno e si svolge in due parti, un workshop e una performance; un laboratorio di approfondimento di Ginnica del Segno guidato da Giuliano Guatta e di analisi dello spazio e movimento guidato da Silvia Girardi. I partecipanti sono invitati a contribuire ad un’azione conclusiva dell’esplorazione.
Il laboratorio è rivolto a ragazzi che abbiano compiuto 16 anni e adulti.
Dalle 14 alle 19 workshop e alle 20.30 performance aperta al pubblico.
Venerdì 21 febbraio alla Scuola Arti e Mestieri di Cotignola Trabocca di e con Antonella Piroli / Produzione Tanti Cosi Progetti. Trabocca è una performance di 4 minuti per 4 spettatori per volta. É l’azione di una donna-baldacchino, immobile e in posa su di un trono mentre la luce evidenzia soltanto la bocca: è l’attrice trasformata in cavità infernale che divora piccoli arti umani come fossero parole. Il sipario si apre sul volto\maschera e svela il luogo dell’azione scenica mentre una voce esterna recita un intenso, ironico e doloroso testo poetico. 4 repliche: 18/18.15/18.30/18.45
Il disegno ha ribadito, soprattutto nell’ultimo decennio, un suo primato grazie anche all’esplosione e successo della graphic novel, alla raccolta Vitamin D della Phaidon o agli illuminanti scritti di John Berger, e al sorprendente e ricco mondo dell’illustrazione, capace di collocarsi in una terra di nessuno, che congiunge e intorbidisce, attraversando liberamente, in maniera irriverente e anarchica, arti visive e fumetto, al lavoro di alcuni maestri quali William Kentridge e Kiki Smith, e poi l’immenso Myazaki, fino ad artisti come Blu che hanno fatto del disegno una lingua potente e capace ancora di un racconto che potremmo dire plurale.
Ma se il disegno è da sempre strumento capace di affiorare, attraversare e sostenere, affacciandosi e intrecciandosi a differenti linguaggi e discipline, pratica che, da un certo punto di vista, non è mai sparita dall’orizzonte e dal pensiero non solo degli artisti, ma dell’uomo in generale, così diretto e primitivo e magico e capace di aprire mondi (sia nel disegno dal vero che in quello a memoria così come in quello infantile), il collage rappresenta invece una riscoperta più recente tanto da fargli vivere una stagione florida e affascinante e multiforme che vale la pena analizzare e cercare di comprendere.
Il collage è una sorta di riciclo artigianale e bambinesco del mondo, un atlante, un’iconoclastia distruttiva ma temporanea perché prevede in un secondo momento un lavoro di riparo degli sfregi e ferite, un cucire gli strappi e una ricostruzione e ricomposizione del frammento, per quanto arbitraria; il collage rappresenta sempre un tradimento dell’immagine, ma è anche la sua unica e ultima possibilità, per certi versi: una fame, un istinto da collezionista, un metabolismo del e sul mondo o, meglio ancora, una possibilità combinatoria efficace e vitale per poter ancora pensare ad un’immagine, o per reagire al turbinio e densità e flusso di esse, per misurarsi con il disordine esploso del contemporaneità (pratica di mappatura, filtro e restituzione non distante da quello che fa un dj). Tentativo, per quanto parziale e imperfetto, di mettere ordine, selezionare e congiungere sino a raggiungere una cosa nuova e inattesa, capace di bucare e offrire altri e nuovi modi di vedere.
Per continuare la narrazione; e questa capacità di trattenere o suggerire storie, è uno degli snodi che accomuna Antonella e Giovanni e Giuliano. L’altra caratteristica che li avvicina, oltre alla facile connessione del disegno, è la fiducia nell’artigianalità dell’immagine, in questa tessitura, talvolta ossessiva altrove lieve, di rametti o segni o pezzetti che scende costantemente a patti con l’errore e la perdita. E che vuol dire cose, tattilità, movimento. Congiunzione di occhio e mano. E rapimento.
Giuliano Guatta è nato nel 1967 a San Felice del Benaco (Brescia) dove vive.
Nella sua pittura convivono classicità e devianza, norma e distorsione, in una quasi lotta o schermaglia che finisce per nutrirle e alimentarle a vicenda. Che siano disegni o dipinti, i suoi lavori provocano sovente un senso di inquietudine perché si costruiscono su associazioni e incontri di elementi incongrui, in una distanza di tempo e spazio che crea cortocircuiti, piccole voragini e slittamenti di senso. Un innesto. Il suo sguardo sembra così funzionare come una specie di strana lente che osserva e inquadra la realtà proprio attraverso e a partire dalle sue deformazioni, cogliendone e amplificandone il suo lato oscuro, ambiguo, sottilmente grottesco.
Oltre all’attività espositiva, Guatta ha dato vita, nel 2008, al progetto “Movimento di Ricerca e Pratiche di Liberazione del Segno” personale momento di ridefinizione e rigenerazione del senso del disegno, maturato poi in forma di disciplina performativa: “Ginnica del segno”.
Giovanni Lanzoni è nato a Fusignano (RA) nel 1979. Affascinato da poster, oggetti di piccole dimensioni e cartoline dal gusto kitsch n’pop si laurea nel 2010 con una tesi sul souvenir all’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Dopo una lunga permanenza a Barcellona torna in Italia dove vince nel 2011, nella sezione disegno, il Kombat Prize a Livorno e, nel 2013, il premio della sezione pittura al concorso R.A.M. giovani artisti Ravenna.
Utilizza il collage e il disegno come prediletti metodi espressivi: accumuli e cassetti e archivi stratificati di fogli colorati e dipinti, giornali e riviste, manifesti e cartoline e poi matite, pastelli, pennarelli e colla sono i principali strumenti e le sedimentazioni che danno forma ai suoi lavori, immagini che sempre manifestano l’aspetto ludico del processo creativo che li ispira e sostiene.
Catturato da oggetti, atmosfere e luci retrò, dalla decorazione e dai dettagli dimenticati, sempre alla ricerca di una spontaneità perduta, Lanzoni, attraverso un’attenta osservazione, sembra voler far luce su quei momenti ridicoli e assurdi o scintillanti e perfetti che a volte nel brulicare pienissimo e splendore e incastro del mondo, passano inosservati per nostra scarsa sensibilità o predisposizione o semplicemente perché ci siamo girati dall’altra parte un attimo prima.
Antonella Piroli, diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, nel 1994 fonda, con Danilo Conti, la compagnia teatrale TCP Tanti Cosi Progetti* per la quale recita nelle produzioni rivolte ad un pubblico infantile. Crea inoltre le performance Povera… una poveretta sono io… , Testa a piedi, Trabocca, Paradise enow, rappresentate in teatri e non solo.
Con il disegno e la pittura condivide e partecipa ad alcuni progetti tra cui, recentemente, Drawings Storage archivio on-line sul segno e disegno ideato dall’artista Giovanna Sarti. Le serie delle sue matite e acquerelli condensano titoli e contenuti di romanzi amati cristallizzandoli in una sola immagine oppure mettono in scena una situazione paradossale, di quasi dolorosi esercizi e prove che hanno a che fare con il corpo e le sue metamorfosi.