Reve + | Via Cenacchio, Cotignola, 2016
Nel luglio 2016, Reve Più – con cui avevamo già collaborato nel 2014 per alcuni muri dipinti a Conselice RA, all’interno del progetto Selvatico (insieme a Collettivo FX, James Kalinda, Dissenso Cognitivo, Julieta XLF e altri) – è stato invitato a realizzare un nuovo disegno in occasione del festival L’Arena delle Balle di Paglia, festival di campagna che ogni estate si svolge in una golena naturale a ridosso dell’argine del Senio, dove il fiume incrocia il suo tratto con quello del canale emiliano-romagnolo.
La vecchia casa e i muri un po’ sbrecciati che accolgono il dipinto di Reve si trovano lungo la via Cenacchio nel punto in cui a luglio, durante il festival, si entra, dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio del campo sportivo, e si taglia per i campi e i filari per raggiungere a piedi l’Arena, festa di arte, musica, teatro, paglia, persone e paesaggio.
E proprio al paesaggio di campagna si ispira il muro dipinto, e a lui torna in qualche modo, abitato bucolicamente com’è da upupe, passerotti e papaveri, svolazzanti foglioline e altre presenze familiari a questi piatti e laboriosi panorami; disegno tutto vivacissimo e coloratissimo, abbozzato per tracce e porzioni quasi come un dipinto non finito: a rimarcare questo effetto vibrante e dinamico gli innesti di segni, i quasi scarabocchi sbarazzini che da qualche tempo Reve inserisce dentro ai suoi dipinti riprendendo e ingigantendo arzigogoli e altre passeggiate del segno e della mente realizzate da sua figlia piccola con pennarelli, pastelli e gessetti su fogli sparsi.
L’effetto ottenuto da questo incontro, e dialogo intimo e amorevole, è quello di linee e gesti un po’ primitivi e misteriosi che s’intrecciano e affiancano a immagini ben definite e riconoscibili, infondendo al dipinto un imprevisto movimento vorticante. Un vento che entra, un turbine che scuote la superficie scompigliandola e mettendola un po’ in disordine.
Dallo scarabocchio allora sembra emergere la figura, ma potrebbe anche essere il contrario, ovvero che sia la figura stessa a smontarsi e disfarsi slegando e liberando i segni e i segmenti di pennellate per farli tornare magicamente linee libere e aeree, tratti potenziali e aperti con cui costruire altre future immagini, diverse e innumerevoli; tratti e segni come lettere di un alfabeto che si possono ricombinare a piacere facendo emergere, all’apparenza casualmente, ulteriori diorami, mondi e universi.